Il destino (o meglio la scelta random delle schede degli anime del sito AniDB) ha voluto che per questa seconda puntata della rubrica Anime Perdute (ovvero gli anime mai visti e che sicuramente mai vedemo sugli schermi italiani) tratti di nuovo di un anime umoristico, di sicuro tra i prodotti più nonsense che abbia mai visto: Sexy Commando Gaiden: Sugoi Yo! Masaru-san.
From MARKO's Head
A tasty snack of Pop covered in Real Life...from my mind to your minds!!!
martedì 16 luglio 2013
mercoledì 24 aprile 2013
ANIME PERDUTE: OSOMATSU-KUN
A From Marko's Head si inaugura una nuova rubrica chiamata Anime Perdute.
Per vostra fortuna, amici lettori, non ha nulla a che fare con religione e spiritismo, bensì con l'animazione nipponica, e questo 2013 che stiamo vivendo, coincidentalmente segna due ricorrenze che riguardano essa.
Infatti, proprio mezzo secolo fa, con la trasmissione della serie animata Tetsuwan Atom (Astroboy), tratta dal famoso manga di Osamu Tezuka, iniziò in Giappone la produzione di animazione seriale televisiva, mentre giusto 35 anni fa arrivò in Italia Atlas UFO Robot, meglio conosciuto come Goldrake, che diede il via alla nascita di un fenomeno sociale e culturale nel belpaese che ha influenzato ben due generazioni a venire.
I cartoni animati giapponesi appassionavano bambini e ragazzi, preoccupavano educatori e genitori moderati, ma soprattutto riempivano a basso costo i palinsesti delle emittenti private che in quegli anni hanno iniziato la loro attività. Si può dire tranquillamente che l'Italia è il paese occidentale che ha importato più anime nell'epoca pre-otaku, specialmente nei primi anni 80 è arrivato almeno un buon 80% di quanto è stato prodotto a partire dagli anni 60 fino ad allora, poi il flusso si è decisamente ridimensionato, ha avuto alti e bassi, ma è andato avanti fino ai nostri giorni.
Questa rubrica cercherà di analizzare quelle serie TV anime che non sono state importate da noi, che sono state ignorate dai nostri canali televisivi prima, e dalle ditte home-video specializzate, tipo Yamato e Dynamic, poi.
Si abbraccerà il periodo che va dagli anni 60 (escludendo le serie in bianco e nero) fino alla fine degli anni 90, prima che il fandom si spostasse completamente sulla rete e prima che prendesse piede il fenomeno dello streaming e del fansub, cambiando completamente il sistema di fruizione degli anime, e passando da uno status "generalista" a genere ancor più di nicchia.
Conclusa la premessa, passiamo ad analizzare il primo anime di questa rubrica:
Per vostra fortuna, amici lettori, non ha nulla a che fare con religione e spiritismo, bensì con l'animazione nipponica, e questo 2013 che stiamo vivendo, coincidentalmente segna due ricorrenze che riguardano essa.
Infatti, proprio mezzo secolo fa, con la trasmissione della serie animata Tetsuwan Atom (Astroboy), tratta dal famoso manga di Osamu Tezuka, iniziò in Giappone la produzione di animazione seriale televisiva, mentre giusto 35 anni fa arrivò in Italia Atlas UFO Robot, meglio conosciuto come Goldrake, che diede il via alla nascita di un fenomeno sociale e culturale nel belpaese che ha influenzato ben due generazioni a venire.
I cartoni animati giapponesi appassionavano bambini e ragazzi, preoccupavano educatori e genitori moderati, ma soprattutto riempivano a basso costo i palinsesti delle emittenti private che in quegli anni hanno iniziato la loro attività. Si può dire tranquillamente che l'Italia è il paese occidentale che ha importato più anime nell'epoca pre-otaku, specialmente nei primi anni 80 è arrivato almeno un buon 80% di quanto è stato prodotto a partire dagli anni 60 fino ad allora, poi il flusso si è decisamente ridimensionato, ha avuto alti e bassi, ma è andato avanti fino ai nostri giorni.
Questa rubrica cercherà di analizzare quelle serie TV anime che non sono state importate da noi, che sono state ignorate dai nostri canali televisivi prima, e dalle ditte home-video specializzate, tipo Yamato e Dynamic, poi.
Si abbraccerà il periodo che va dagli anni 60 (escludendo le serie in bianco e nero) fino alla fine degli anni 90, prima che il fandom si spostasse completamente sulla rete e prima che prendesse piede il fenomeno dello streaming e del fansub, cambiando completamente il sistema di fruizione degli anime, e passando da uno status "generalista" a genere ancor più di nicchia.
Conclusa la premessa, passiamo ad analizzare il primo anime di questa rubrica:
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lunedì 25 marzo 2013
GREATEST SEATS
Da poche settimane è sbarcata anche in Italia The Voice, ennesimo talent show canoro che ha fatto il botto in qualsiasi paese è stato proposto. Ora non voglio parlare dello show in se, della musica e quant'altro, ma dell'unico vero elemento di questo format che mi ha colpito da subito.
Sto parlando delle fantabulose poltrone dove i quattro coach (in ordine decrescente di figaggine: Raffaella Carrà, Piero Pelù, Noemi e Riccardo Cocciante) posano le loro chiappe. Quei magnifici sedili rotanti corredati di pulsantone ergonomico. Appena le ho viste ho subito sentito il bisogno di averne una a casa.
Questo ci da lo spunto di ripassare alcuni celebri, avveneristici e sicuramente comodi posti in cui sedersi concepiti da mente umana. Probabilmente qualcuno di essi sarà stato preso come ispirazione dagli scenografi di The Voice
Sto parlando delle fantabulose poltrone dove i quattro coach (in ordine decrescente di figaggine: Raffaella Carrà, Piero Pelù, Noemi e Riccardo Cocciante) posano le loro chiappe. Quei magnifici sedili rotanti corredati di pulsantone ergonomico. Appena le ho viste ho subito sentito il bisogno di averne una a casa.
Questo ci da lo spunto di ripassare alcuni celebri, avveneristici e sicuramente comodi posti in cui sedersi concepiti da mente umana. Probabilmente qualcuno di essi sarà stato preso come ispirazione dagli scenografi di The Voice
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lunedì 11 marzo 2013
I CICCIONI BARBUTI COLPISCONO ANCORA!
Questo weekend mi sono sentito ringiovanito di almeno dieci anni. La causa di ciò potrà sembrare stupida, ma per chi scrive si è trattato di due notizie delle tante che giornalmente l'industria dell'intrattenimento ci propina a getto continuo. E tutto il cinismo accumulato in questi anni si sgretola, facendo riuscire in superficie quel ragazzo dall'entusiasmo facile che ero un tempo.
Queste due notizie hanno a che fare con dei prodotti che hanno segnato in maniera forte il mio essere: due forti punti di riferimento per chi scrive, entrambi realizzati da due signori sovrappeso con la barba (ma questo non credo sia una cosa sorprendente, ce ne sono tanti così nell'ambito dell'intrattenerdmento).
La prima notizia annuncia l'imminente ritorno di una delle mie serie a fumetti preferite di sempre: Astro City, che ricomincia con una serie tutta nuova per la DC Comics, fortunatamente alla larga da quella enorme minchiata dei New 52. Dopo un periodo d'assenza abbastanza lungo dovuto a problemi di salute, Kurt Busiek (cicciobarbuto) riprende le redini della sua opera più personale assieme ai soci di sempre, Brent Anderson e Alex Ross, per ridare un po di sense of wonder ai fans dei comics supereroistici che molto spesso non si trovano a loro agio tra le due majors Marvel e DC e le loro scelte narrative attuali. Personalmente non vedo l'ora di ritrovare quei personaggi, quegli archetipi del genere, familiari e originali al tempo stesso. Non vedo l'ora di assumere di nuovo il punto di vista di Samaritan, Vittoria Alata, Jack-In-The-Box, degli altri supereroi protagonisti e/o comparse dei volumi precedenti, di quelli nuovi che verranno introdotti, senza dimenticare anche quei criminali e soprattutto le persone comuni che narrano in prima persona tutte le vicende che si svolgono nella città fittizia tra la più vive e pulsanti mai ideate da mente umana.
Queste due notizie hanno a che fare con dei prodotti che hanno segnato in maniera forte il mio essere: due forti punti di riferimento per chi scrive, entrambi realizzati da due signori sovrappeso con la barba (ma questo non credo sia una cosa sorprendente, ce ne sono tanti così nell'ambito dell'intrattenerdmento).
La prima notizia annuncia l'imminente ritorno di una delle mie serie a fumetti preferite di sempre: Astro City, che ricomincia con una serie tutta nuova per la DC Comics, fortunatamente alla larga da quella enorme minchiata dei New 52. Dopo un periodo d'assenza abbastanza lungo dovuto a problemi di salute, Kurt Busiek (cicciobarbuto) riprende le redini della sua opera più personale assieme ai soci di sempre, Brent Anderson e Alex Ross, per ridare un po di sense of wonder ai fans dei comics supereroistici che molto spesso non si trovano a loro agio tra le due majors Marvel e DC e le loro scelte narrative attuali. Personalmente non vedo l'ora di ritrovare quei personaggi, quegli archetipi del genere, familiari e originali al tempo stesso. Non vedo l'ora di assumere di nuovo il punto di vista di Samaritan, Vittoria Alata, Jack-In-The-Box, degli altri supereroi protagonisti e/o comparse dei volumi precedenti, di quelli nuovi che verranno introdotti, senza dimenticare anche quei criminali e soprattutto le persone comuni che narrano in prima persona tutte le vicende che si svolgono nella città fittizia tra la più vive e pulsanti mai ideate da mente umana.
mercoledì 6 marzo 2013
GOURMET CORNER: SAN CARLO ESOTICA FRESCHEZZA
Tra tutte le pietanze che la moderna società occidentale dei consumi ci propone da sempre, le patatine, intese come chips imbustate, sono quelle a cui ho sempre prestato meno interesse. Quando mi capita di farmi un aperitivo al bar (sembra strano, ma ogni tanto capita anche a me), tra i tanti sfizi da accompagnare a un Analcolico Biondo, il piattino con le patatine è quello a cui presto attenzione solo quando i pretzels e le pizzette sono finite. Stesso discorso durante le feste delle medie: essendoci varie alternative più gustose come Fonzies, Puff al formaggio o Yonkers, ma parlo anche di semplici pop-corns e nachos, le patatine le ho sempre riposte in secondo piano.
Il motivo è probabilmente dato dal fatto che, almeno qui in Italia, il mercato delle patatine è sempre stato parecchio statico, al contrario di quello di merendine, candy-bars e hamburgers, molto più dinamici.
La patatina nel nostro paese è quella classica, modello base, che sa di patata e sale, e al consumatore italiano medio sta bene così. Le uniche varianti di gusto che ci vengono proposte rientrano principalmente nel bacino della dieta mediterranea, pomodoro, rosmarino, piccante, olio d'oliva. Tutti ingredienti sani, buoni e validi, per carità, ma nulla che possa costituire una sfida alla curiosità e alle papille dei palati più esigenti come quello di chi scrive, che sospira con invidia al pensiero che ci sia un Marko in un'altra parte del mondo, forse nemmeno così lontana, che un giorno assaggia e recensisce patatine dai sapori sempre più assurdi come Kebab, Spaghetti Bolonneise o Yorkshire Pudding Le uniche novità eclatanti in questo settore si hanno avute con l'introduzione della linea Highlander della San Carlo, eclissata in seguito dall'arrivo delle Pringles, che personalmente mi piacciono di più, ma che hanno messo un po in difficoltà i produttori nostrani.
E in questi giorni la stessa San Carlo esce dal torpore del gusto mediterraneo e si spinge finalmente in territori caraibici con l'ultimo nato della linea Più Gusto, dal nome Esotica Freschezza.
Il motivo è probabilmente dato dal fatto che, almeno qui in Italia, il mercato delle patatine è sempre stato parecchio statico, al contrario di quello di merendine, candy-bars e hamburgers, molto più dinamici.
La patatina nel nostro paese è quella classica, modello base, che sa di patata e sale, e al consumatore italiano medio sta bene così. Le uniche varianti di gusto che ci vengono proposte rientrano principalmente nel bacino della dieta mediterranea, pomodoro, rosmarino, piccante, olio d'oliva. Tutti ingredienti sani, buoni e validi, per carità, ma nulla che possa costituire una sfida alla curiosità e alle papille dei palati più esigenti come quello di chi scrive, che sospira con invidia al pensiero che ci sia un Marko in un'altra parte del mondo, forse nemmeno così lontana, che un giorno assaggia e recensisce patatine dai sapori sempre più assurdi come Kebab, Spaghetti Bolonneise o Yorkshire Pudding Le uniche novità eclatanti in questo settore si hanno avute con l'introduzione della linea Highlander della San Carlo, eclissata in seguito dall'arrivo delle Pringles, che personalmente mi piacciono di più, ma che hanno messo un po in difficoltà i produttori nostrani.
E in questi giorni la stessa San Carlo esce dal torpore del gusto mediterraneo e si spinge finalmente in territori caraibici con l'ultimo nato della linea Più Gusto, dal nome Esotica Freschezza.
martedì 26 febbraio 2013
GOURMET CORNER: LA FAME DEL SABATO SERA
Questo Gourmet Corner che vi apprestate a leggere ha un valore epocale. Infatti si tratta di un ritorno volontario, da parte di chi vi scrive, a prodotti targati McDonald's dopo anni.
Il colosso del fast food guidato dall'inquietante Ronald McDonald aveva smesso di essere presente nel mio personale radar del cibo-spazzatura da ormai tredici anni circa. Fino ad allora la multinazionale di Oak Brook, Illinois aveva l'egemonia su hamburgers e patatine in Italia, finendo anche per assorbire i competitors locali (non ti ho dimenticato, Burghy!). Alla fine degli anni 90 si poteva affermare con certezza che Roma era la capitale europea con più ristoranti McDonald's: ce n'erano davero tanti, spesso posizionati molto vicini in alcune zone. Tant'è che avrebbero potuto aprire un McDonald's anche all'interno di un altro McDonald's!
Questo dominio ha iniziato a vacillare quando all'inizio del nuovo millennio Burger King, il rivale globale, ha fatto il suo timido ingresso sul suolo italico: sin dal primo momento mi sono dichiarato suddito incondizionato del King per la superiorità qualitativa e quantitativa dei suoi proodotti e allo stile più cool e rockeggiante che lo contraddistingue rispetto a quello più moccioseggiante e familiare a tutti i costi di McDonald's.
Nel giro di una decina d'anni BK ha inesorabilmente preso terreno, McDonald's per rimanere sulla cresta dell'onda ha provato in questo periodo a darsi una “ripulita" cercando di rinnegare le proprie origini di junk food abbracciando la filosofia
dello slow food con risultati per nulla convincenti. Vedasi l'utilizzo di testimonial fuori contesto tipo lo chef Gualtiero Marchesi o l'allora ministro dell'agricoltura Luca Zaia, ma soprattutto l'uso volutamente plateale di prodotti nostrani, genuini e DOP e Grana Padano per la creazione di panini siculi, romagnoli, friulani o molisani che alla fine non lasciano il segno, mentre nessuno dei capoccioni del reparto marketing pensa a riportare in vita quell'orgasmo per le papille gustative che era il McRib (mi manchi da morire, sai? Non ti ho mai dimenticato!), tanto per fare un esempio.
McDonald's mi ha riportato volontariamente nei suoi ristoranti, non perché mi ci trovavo con qualcuno e non c'erano BK nelle vicinanze. Questo grazie alla sua nuova gimmick promozionale, nome in codice: LA FAME DEL SABATO SERA.
Il colosso del fast food guidato dall'inquietante Ronald McDonald aveva smesso di essere presente nel mio personale radar del cibo-spazzatura da ormai tredici anni circa. Fino ad allora la multinazionale di Oak Brook, Illinois aveva l'egemonia su hamburgers e patatine in Italia, finendo anche per assorbire i competitors locali (non ti ho dimenticato, Burghy!). Alla fine degli anni 90 si poteva affermare con certezza che Roma era la capitale europea con più ristoranti McDonald's: ce n'erano davero tanti, spesso posizionati molto vicini in alcune zone. Tant'è che avrebbero potuto aprire un McDonald's anche all'interno di un altro McDonald's!
Questo dominio ha iniziato a vacillare quando all'inizio del nuovo millennio Burger King, il rivale globale, ha fatto il suo timido ingresso sul suolo italico: sin dal primo momento mi sono dichiarato suddito incondizionato del King per la superiorità qualitativa e quantitativa dei suoi proodotti e allo stile più cool e rockeggiante che lo contraddistingue rispetto a quello più moccioseggiante e familiare a tutti i costi di McDonald's.
Nel giro di una decina d'anni BK ha inesorabilmente preso terreno, McDonald's per rimanere sulla cresta dell'onda ha provato in questo periodo a darsi una “ripulita" cercando di rinnegare le proprie origini di junk food abbracciando la filosofia
dello slow food con risultati per nulla convincenti. Vedasi l'utilizzo di testimonial fuori contesto tipo lo chef Gualtiero Marchesi o l'allora ministro dell'agricoltura Luca Zaia, ma soprattutto l'uso volutamente plateale di prodotti nostrani, genuini e DOP e Grana Padano per la creazione di panini siculi, romagnoli, friulani o molisani che alla fine non lasciano il segno, mentre nessuno dei capoccioni del reparto marketing pensa a riportare in vita quell'orgasmo per le papille gustative che era il McRib (mi manchi da morire, sai? Non ti ho mai dimenticato!), tanto per fare un esempio.
Le grandi stars non fanno mai date in Italia. |
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